QUANDO VEDRÀ LA LUCE IL NUOVO ISTITUTO PER I BENI CULTURALI DI VILLA MANIN?

QUANDO VEDRÀ LA LUCE IL NUOVO ISTITUTO PER I BENI CULTURALI DI VILLA MANIN?

La Regione Friuli Venezia Giulia con l’istituzione nel 1971 del Centro di catalogazione e restauro dei beni culturali con sede a Villa Manin di Passariano è stata da sempre all’avanguardia nel campo della conoscenza e della divulgazione del patrimonio culturale del proprio territorio dotandosi fin da subito di strutture operative e di risorse umane d’eccellenza.
In particolare l’azione del Centro di catalogazione si è sviluppata – fin da subito – nella costituzione di una banca dati consultabile fin dal 1999 su internet e attrezzandosi, fra i primi in Italia, di un catalogo dei beni culturali on line che dispone attualmente di ben 260 mila schede compilate secondo gli standard nazionali e corredate da riproduzioni fotografiche. In questo modo, nel corso degli anni, è venuta a costituirsi una enorme e preziosa memoria immateriale capace di consentire la condivisione della conoscenza con enti e istituzioni del territorio: musei, biblioteche, gallerie, pinacoteche, archivi pubblici e privati. Basti ricordare il ruolo insostituibile svolto dal Centro di catalogazione di Villa Manin nei giorni della ricostruzione successivi al terribile terremoto del 1976.
La nostra regione è stata quindi antesignana anche nella sua azione legislativa avendo preceduto di pochi anni l’iniziativa dello stato che ha costituito solo nel 1975 l’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione entro il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Nell’autunno del 2008 recependo il decreto legislativo n.34 del 2007 “Norme di attuazione dello Statuto speciale della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, in materia di beni culturali e paesaggistici” il Consiglio regionale ha approvato con voto unanime la creazione dell’Istituto regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia.
Successivamente, anche se con grande ritardo, il 25 febbraio 2010 con la deliberazione n.334 la Giunta regionale su proposta dell’Assessore alla cultura Roberto Molinaro ha provveduto ad approvare lo statuto del nuovo istituto una volta acquisito il parere positivo espresso dalla VIa Commissione consiliare.
Purtroppo a tutt’oggi, a distanza di quasi tre anni dall’approvazione della legge, l’Istituto non è ancora operativo in quanto non si è provveduto alla nomina degli organismi previsti per il suo funzionamento: un Direttore, un Comitato di consulenza scientifica e un revisore contabile.
Tutto questo, come si può ben immaginare, sta determinando uno stato di grave incertezza sulle prospettive future dell’istituto e sulla reale volontà di potenziare questa straordinaria struttura culturale. In particolare questa incertezza non consente di strutturare definitivamente uno dei gioielli del Centro di catalogazione: la scuola di conservazione e restauro dei beni librari.
Senza parlare della riduzione dei fondi avvenuta negli ultimi bilanci (dal 2009 ci son0 345 mila euro in meno) e senza accennare al grave disagio operativo legato al fatto che ancor oggi il Centro dipende burocraticamente dal Servizio dei beni e le attività culturali: questa mancata autonomia comporta che ogni atto debba venir firmato e sottoscritto dal dirigente che si trova a Trieste!
Queste preoccupazioni mi hanno spinto a depositare un’altra interpellanza a risposta immediata – la prima pressoché identica datava 23 novembre 2009 – finalizzata a conoscere i motivi di questo intollerabile ed incomprensibile ritardo.
Ritardo ancor più misterioso se si tiene conto che nella scorsa finanziaria (dicembre 2010) era stata introdotta una norma finalizzata a “semplificare” le procedure concorsuali per l’individuazione del direttore dell’Istituto.
L’auspicio è che l’Assessore alla cultura Elio De Anna voglia finalmente prendersi cura di questa nostra importante istituzione – invidiata nel resto d’Italia – e determinare le condizioni per il suo rilancio: pena una lenta ed irrimediabile decadenza.

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