02/02/2012

02/02/2012

Fare previsioni su quello che accadrà nei prossimi mesi è difficile. Su quello che accadrà alle prossime elezioni politiche è impossibile. Ogni giorno leggiamo notizie impensabili solo qualche settimana fa. La politica è andata in fuorigioco, commissariata da Monti, ed è davvero difficile ipotizzare quale ruolo avranno, di qui ad allora, gli attuali partiti ed i loro leader. Ancora meno facile è immaginare che parte potranno giocare quelli che si stavano scaldando a bordo campo e che facevano intravvedere una loro prossima discesa in campo. Fa impressione ma ricordiamolo che, dal giorno della prima “discesa in campo”, abbiamo conosciuto e archiviato i Progressisti (la “gioiosa macchina da guerra”, ricordate?), il Pds, i Ds, il Ppi, la Margherita, l’Asinello, l’Ulivo, l’Unione, Forza Italia, il Ccd, An, il Polo della Libertà, la Casa delle Libertà. PdL e Pd sono, oggi,  sull’uscio.
Impressionante vero?
Qualche commentatore, con un’espressione inusuale, ha osservato che con il governo Monti rischia di essere “piallato” tutto il presepe dei partiti. In effetti, il governo tecnico (che più politico non si può!), sta facendo diventare inutili le vecchie strutture di partito. Finalmente, hanno osservato in molti, ai vertici dei ministeri gente che sa di cosa dovrà occuparsi. Le persone giuste al posto giusto. Una novità alla quale i cittadini pare si stiano abituando, senza affanno e senza troppe nostalgie.
Berlusconi e Bersani, è sempre più evidente, guidano due partiti sull’orlo dell’implosione: da un lato si sta esaurendo la leadership del padrone di Mediaset, dall’altro le diversità profonde che coesistono nel Pd non trovano più nell’ antiberlusconismo un collante sufficiente. Altro discorso per Bossi, Vendola e Di Pietro: il loro radicalismo e la scelta dell’opposizione “a prescindere” reggeranno la prova del confronto con il governo tecnico?
Su una cosa scommettiamo: nel 2013 questi partiti saranno ancora più deboli di oggi e non saranno in grado di dettare condizioni; men che meno di impedire una candidatura “politica” dello stesso Monti o, come si sussurra da più parti, del neo-ministro Passera. Montezemolo e Renzi, che si scaldavano a bordo campo, paiono destinati a restare a bordo campo e, in ogni caso, a non giocare la partita in prima persona e in termini di leadership. L’alleanza siglata a Vasto già oggi pare superata e incapace di esprimere una efficace cultura di governo. Il PdL testerà il suo consenso una volta deberlusconizzato. La Lega, alle prese con una grave crisi di leadership e di linea politica, dovrà scegliere da chi farsi guidare nel dopo-Bossi e, ancorchè sotto la guida di Maroni, alzerà nuovamente la bandiera della Padania e della secessione per tentare di evitare una definitiva deflagrazione.
Faremo i conti con la fine della stagione berlusconiana e, specularmente, dell’ antiberlusconismo.
E’ chiaro, allora, che anche in Friuli Venezia Giulia, dove probabilmente si sovrapporranno, nel 2013, il voto per il parlamento nazionale e quello per il consiglio regionale, la partita, pur con l’attuale sistema elettorale, si giocherà con squadre diverse o, comunque, diversamente organizzate diverse a quelle oggi in campo. Con l’handicap che, qui da noi, non c’è un Napolitano in grado di supplire alla crisi della politica e i partiti continuano nel piccolo cabotaggio del giorno per giorno recitando un copione ormai fuori contesto e avulso dalla realtà.
Se nel resto del Paese si sfida l’impopolarità combattendo le corporazioni e mettendo mano ad un robusto ed a tratti violento processo riformatore, qui da noi la preoccupazione prevalente è sul come difenderci dal

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