13/02/2012

13/02/2012

VASTO NON È IN FRIULI VENEZIA GIULIA.
Debora Serracchiani, rispedendola al mittente, ha risposto in maniera convincente alla lettera con la quale Italia dei Valori sollecitava il PD a ripartire dalla foto di Vasto e ad aprire il confronto a tre (PD, IDV e SeL) in vista delle prossime elezioni regionali.
Cosa ha chiesto l’IdV? Un piccolo Bignami della politica: “….confrontare le nostre visioni in prospettiva, l’individuazione di una leadership che interpreti al meglio l’esigenza un forte ricambio della classe dirigente, la formulazione di un progetto politico fortemente innovatore, la costruzione di un programma di un governo regionale all’altezza delle aspettative delle nostre comunità, le speranze dei nostri giovani di aprirsi a nuove prospettive; l’individuazione di politiche innovative”.
Tante, troppe parole in politichese, come si ama fare per distogliere l’attenzione dal vero obiettivo: il nocciolo duro dell’accordo, chi darà le carte in Friuli Venezia Giulia saremo noi tre: PD, IdV e SeL ovvero Serracchiani, Monai e Lauri.
Ecco, col suo niet, Serracchiani ha fatto la mossa giusta sparecchiando una tavolata che altri avevano già imbandito e togliendo la sedia a chi, troppo frettolosamente, a quel tavolo si era già seduto. Ciò permette di guardare ora, con un qualche interesse, al cantiere che si aprirà in Friuli Venezia Giulia per scrivere un progetto di governo dell’Autonomia sul quale fondare una nuova alleanza in vista delle elezioni del 2013.
Ci piace, soprattutto, che Serracchiani abbia saputo scansare il pressing di questi due partiti in evidente crisi di identità nella stagione post – berlusconiana e del tutto fuori contesto nell’era del governo tecnico. Chè poi da parte di IDV e SeL si insista sul ruolo della società civile concedendo, come fa (bontà sua) Lauri (SeL), che i tre partiti devono definire “i tempi e le forme con le quali la società civile potrà partecipare alla definizione della cornice del programma con cui il centrosinistra si candiderà a mandare a casa Tondo e il suo governo regionale” beh, si commenta da sé. Sì, ha detto proprio così: potrà…..
Ci piace che il segretario del PD abbia definito “prematuro pensare a incontri più larghi che prefigurino oggi recinti in cui rinchiudere le coalizioni future”. Altro che prematuro!!
Vista con l’occhio di chi sta fuori dalle stringenti logiche dei partiti, ribadiamo quella che è ormai una nostra radicata convinzione: anche in Friuli Venezia Giulia, dove si sovrapporranno, nel 2013, il voto per il parlamento nazionale e quello per il consiglio regionale, la partita, pur con l’attuale sistema elettorale, si giocherà con squadre diverse o, comunque, diversamente organizzate diverse a quelle oggi in campo.
Insistere sul passato, ostinandosi a non vedere il nuovo che già c’è, sarebbe oltre che un grave errore, colpevole nei confronti della nostra comunità.

EX SENZA VERGOGNA.
Sta giustamente provocando grande indignazione e ripulsa, dalle Alpi alla Sicilia, la notizia che un certo numero di ex parlamentari (è eccessivo in questo caso parlare di onorevoli) ha presentato ricorso contro la nuova disciplina dei vitalizi decisa sia alla Camera che al Senato. In particolare, contro lo slittamento del loro “incasso” a 60 anni, anziché a 50. In Friuli Venezia Giulia, poi, indignazione e ripulsa si accompagnano ad incredulità e sorpresa (per usare un eufemismo) nell’apprendere che ben tre dei ricorrenti sono nostri corregionali. Parliamo degli ex parlamentari Roberto Asquini, Edouard Ballaman e Daniele Franz (i primi due anche consiglieri regionali in carica). Asquini già della Lega Nord e già sottosegretario alle Finanze, Ballaman della Lega Nord e già questore della Camera (non più in Lega dopo l’affaire auto blu che gli è costato la presidenza del consiglio regionale); Franz di Alleanza Nazionale/CDL/PdL.
Imbarazzanti quanto scontate le motivazioni del ricorso: la solita, maledetta logica dei diritti acquisiti.
Una logica alla base dei mali di questo nostro paese dove, quando si tratta di cambiare, si tende a privilegiare la logica del “chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto”.
Anche il nostro consiglio regionale, nel momento in cui l’aula ha messo mano al sistema dei vitalizi dei consiglieri (con un emendamento alla finanziaria lo scorso dicembre), per giustificare la pochezza delle modifiche introdotte, si è fatto scudo della Costituzione nel senso che i diritti acquisiti sarebbero costituzionalmente garantiti e, come tali, intoccabili.
Vien da chiedersi, però, se, in termini di ragionevolezza, non sarebbe più serio distinguere tra diritti il cui disconoscimento potrebbe minare la dignità del cittadino e diritti che si configurano come un vero e proprio arbitrio legislativo, come tale cancellabile in qualsiasi momento.

Ma diciamocela tutta: niente, ma proprio niente impedirebbe di cambiare la Costituzione quando la sua applicazione si rivelasse ormai assolutamente incompatibile con il sentire quotidiano della gente. La Costituzione è stata modificata per molto meno. Basterebbe volerlo!
Siamo infatti dell’opinione che niente più di una carta costituzionale che, suo malgrado, legittimi disparità tra i cittadini nuoce alla democrazia del paese.
Ci diciamo da mesi che per salvare il nostro paese servono riforme, sacrifici e abolizione di privilegi.
Ma riforme, sacrifici e abolizione di privilegi non possono essere coniugati solo al  futuro e non possono non intaccare i privilegi di cui qualcuno già gode o potrà godere.
Niente può restare così com’è, né basta tirare una riga e voltare pagina. Il cambiamento deve riguardare tutti. Anche Asquini, Ballaman e Franz.
E non solo gli ex.

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