I DIECI COMANDAMENTI, IL MATRIMONIO TRA PARADISO E INFERNO

I DIECI COMANDAMENTI, IL MATRIMONIO TRA PARADISO E INFERNO

Nella chiesa medioevale di San Francesco( Largo Ospedale Vecchio Udine) sono installati sino al 15 febbraio 2013, per poi trasferirsi a Parigi al Musèe d’Art Moderne de la Ville, undici monumentali lavori dell’artista Americano: la serie The Ten Commandments e il dipinto The Marriage of Heaven and Hell , quest’ultimo il più grande dipinto su tela mai realizzato da Haring.

I Dieci Comandamenti, una delle serie più potenti tra i lavori di Keith Haring, sono stati realizzati in occasione della prima mostra personale dell’artista in un museo, nel 1985, al Museo di Arte Contemporanea di Bordeaux, in un vecchio magazzino di stoccaggio di prodotti coloniali riconvertito dalla pianta basilicale con navata centrale divisa per mezzo di arcate da quelle laterali.

Nell’interpretazione dello spazio, fondamentalmente, fu lo spunto che ispirò a Haring il tema dell’opera. Innanzitutto il numero degli archi (dieci) che avrebbero dovuto ospitare i dipinti, poi  il richiamo alla “sacralità” dell’impianto architettonico e forse anche la forma dominante dello spazio, cioè l’arco, fu associata  all’iconografia che rappresenta le Tavole della Legge come due tavole a forma di arco.

Il lavoro, dieci tele alte 7,5 metri e larghe 5, fu realizzato lavorando tre giorni di seguito quasi senza mai dormire e fu concepito il giorno prima della partenza da New York, sulla pista dal ballo del Paradise Garage.
“Non riuscivo a ricordare tutti i “Dieci Comandamenti”, così ho dovuto prendere una bibbia non appena sono arrivato qui (a Bordeaux ndr). Li ho letti e ho preso alcuni appunti prima di iniziare a lavorare. Per me sono rapidamente divenute metafore. Per alcune delle idee sono un po ‘astratto, così l’immagine che li rappresenta può essere diverse cose allo stesso tempo. Se non sapessi che sono i “Dieci Comandamenti”, si sarebbe probabilmente leggere una storia diversa.”

Con queste parole Haring prende le distanze da una interpretazione letterale delle Tavole e aggiunge: “Il modo in cui ho lavorato ai Dieci Comandamenti è : anche se ad esempio dicono “non rubare”, il dipinto mostra qualcuno che ruba: l’antitesi. Io raffiguro quello che non si deve fare invece di affermare “questo è quello che tu devi fare”

In effetti The Ten Commandments , attraverso una rappresentazione in  sequenza tipo comic-strip , sembra giocare ripetutamente nel territorio delle opposizioni: il sacro e il profano, il bene e il male, il potere (sia esso religioso, politico o mediatico) e chi lo subisce, oppure quando decide di rappresentare un verbo che tale doveva restare, cioè scrittura, e giammai farsi immagine.

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