FANGHI IN LAGUNA CON IL “GIALLO” DELLA FIRMA: CI SI PUÒ ANCORA FIDARE DEL PRESIDENTE TONDO?

FANGHI IN LAGUNA CON IL “GIALLO” DELLA FIRMA: CI SI PUÒ ANCORA FIDARE DEL PRESIDENTE TONDO?

Il consigliere regionale PIERO COLUSSI (Cittadini-Libertà Civica), Vicepresidente della IV Commissione Ambiente, sottolinea la gravità delle dichiarazioni rilasciate dal Presidente Renzo Tondo alla magistratura

«Se non fossero dichiarazioni ufficiali rilasciate ad un pubblico ministero, la situazione sarebbe a dir poco ridicola, ma visto che non siamo di fronte alle solite chiacchiere da bar, mi domando, giunti a questo punto, se ci si può ancora fidare del presidente Renzo Tondo».
Non usa mezze parole il consigliere regionale PIERO COLUSSI (Cittadini-Libertà Civica), vicepresidente della IV Commissione Ambiente, per commentare l’incredibile vicenda che in queste ore vede al centro dell’attenzione Tondo e, soprattutto,l’inchiesta giudiziaria sull’utilizzo degli oltre cento milioni di euro di finanziamenti erogati in dieci anni dallo Stato al Commissario delegato per l’emergenza ambientale della laguna di Marano e Grado.
«Tondo – ha sottolineato Colussi – ha dichiarato al pm Viviana Del Tedesco che avrebbe firmato l’accordo preliminare con il governatore del Veneto, Luca Zaia (che portò alla decisione di conferire a caro prezzo i fanghi dragati in Friuli nel sito dedicato “Isola delle Tresse”, nella laguna di Venezia) sulla base della documentazione predisposta dai propri collaboratori, tecnici e funzionari, ma di non essere oggi in grado di spiegare come si giunse a quell’accordo, il perché l’operazione sarebbe costata svariati milioni di euro e quali conseguenze quella decisione avrebbe comportato in termini economici per le casse della Regione. Se tutto ciò venisse confermato, saremmo di fronte a un maldestro tentativo di giustificare una palese incapacità politica e amministrativa, dichiarazioni gravi e inaccettabili se fatte da un Presidente che sta per ricandidarsi alla guida della Regione».
La lettera sottoscritta da Tondo e Zaia risale al maggio del 2011. Sulla base di quell’accordo, il successivo 22 luglio l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, emise un’ordinanza recante disposizioni urgenti di Protezione civile per dirottare i fanghi nella laguna veneta. In novembre, infine, i rispettivi commissari (Gianni Menchini, per Marano e Grado) conclusero l’accordo, stabilendo Piano operativo e relativi costi di conferimento. Impressionante, stando ai calcoli della Procura, la spesa che il Friuli si sarebbe visto costretto a sostenere qualora il Piano – nel frattempo stoppato – fosse realmente diventato operativo: tra i 5 e i 30 milioni di euro, considerati anche l’inutilità dei milioni già versati alla Thetis per la progettazione delle casse di colmata impermeabilizzate di Grado, Lignano e San Giorgio e il diverso livello di contaminazione assegnato ai sedimenti.

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