COMUNICATO STAMPA

Regione e Comuni cardini della riforma delle Autonomie locali
L’assessore Paolo Panontin (CITTADINI):
no all’Area metropolitana di Trieste e ruolo strategico per Insiel

Sala consiliare gremita di amministratori e di cittadini quella del Consiglio comunale di Venzone dove nel tardo pomeriggio di venerdì il gruppo consiliare regionale dei CITTADINI ha organizzato l’incontro-dibattito sulla riforma degli enti locali.
«La nuova architettura istituzionale della nostra Regione – ha esordito il capogruppo Piero Paviotti – è uno dei temi principali in discussione e la nostra proposta fa riferimento a un modello che di fatto si fonda su due pilastri: i Comuni e la Regione. L’esistenza delle Province non ci deve impedire di lavorare per riuscire a trasferire a Comuni e Regione le competenze che oggi sono affidate agli enti intermedi. Questa è la strada che dovremo percorrere per migliorare e semplificare l’amministrazione pubblica».
Una riforma, quella delle istituzioni regionali, di cui i Cittadini sono da tempo promotori come ha ricordato l’avvocato pordenonese Bruno Malattia, presidente del movimento civico dei Cittadini: «Negli ultimi 5 anni non si è fatto nulla e la recente bocciatura della Corte Costituzionale è una fortuna perché ha finalmente messo la politica di fronte alle proprie responsabilità. Ora bisognerà agire senza indugi e soprattutto non farsi trovare impreparati». Ed è proprio da questa considerazione politica che Leopoldo Coen, docente di Diritto amministrativo all’Università di Udine, è partito con la sua lucida analisi del momento: «Quando le Province verranno meno, saremo chiamati a realizzare un nuovo sistema democratico, politicamente rappresentativo ed efficiente. Le forme di aggregazione potranno essere le più diverse, ma bisognerà avere coraggio perché la crisi non ci lascia più scuse. Ma la politica non commetta il grave errore di farsi carico delle esigenze degli amministratori dimenticandosi le reali necessità dei cittadini».
Un monito che in sala ha riscosso molti consensi: «L’obiettivo – ha puntualizzato Coen – non può che essere quello di due livelli di Governo: Regione e Comuni. Tutto il resto è fumo. Bisognerà cambiare lo stile della legislazione regionale, puntando su poche leggi e possibilmente scritte bene. Bisognerà governare per politiche e non per materie, per accordi chiari fra territori e Regione». Spunti e proposte intelligenti, come ha sottolineato Malattia, cui sono seguiti gli interventi altrettanto lucidi di due dei diversi sindaci in sala, Alberto Bergamin di Medea e Amedeo Pascolo di Venzone. «Se avessimo riformato prima – ha spiegato con la solita passione Bergamin – oggi non saremo qui con il cappio al collo, stritolati dalla crisi e alle prese con un sistema che non funziona più come dovrebbe e che non riesce a garantire ai cittadini quei servizi di cui hanno bisogno. Una diversa organizzazione territoriale delle istituzioni non è più rinviabile, ma la cancellazione per legge non mi trova d’accordo. Oggi abbiamo problemi di inadeguatezza e frammentazione, ci vogliono regole nuove che stabiliscano tempi e metodi per aggregazioni, gestioni associate e fusioni». E sulla stessa lunghezza d’onda si è dichiarato Pascolo: «Costruiamo ipotesi future e poi demoliamo l’esistente. Se si vuole iniziare a dare un contributo concreto, basta evitare i “doppioni istituzionali” che hanno reso difficile se non impossibile il lavoro degli amministratori sul territorio. Trovate un modo unico per consentire ai Comuni, specie a quelli più piccoli e di montagna, la capacità di garantire i servizi ai cittadini».

Un’organizzazione territoriale nuova e moderna che l’assessore regionale Paolo Panontin si è impegnato a perseguire nella proposta di riforma che presto arriverà in Consiglio regionale: «In questa prima fase stiamo incontrando e ascoltando tutti i soggetti coinvolti e questo prezioso lavoro sarà presto sintetizzato in una proposta. Come ha ribadito l’avvocato Malattia, siamo convinti che la riforma degli enti locali vada fatta subito e con una certa celerità. E se vogliamo parlare di tempi, sono convinto che dovremo arrivare a un risultato al massimo entro i primi due anni di legislatura perché poi andranno valutati e testati gli effetti della riforma. Abbiamo un vincolo costituzionale che non sarà rimosso in tempi brevi, ma nel frattempo possiamo riformare lo Statuto regionale nel solco della proposta fatta in Parlamento dal senatore friulano Pegorer. Questo ci consentirebbe di diventare un laboratorio politico-istituzionale dove poter costruire un nuovo assetto istituzionale al passo con i tempi. Non è difficile immaginare che le competenze oggi assegnate alle Province possono essere affidate senza troppe difficoltà organizzative a Comuni e Regione, ma su una cosa dobbiamo essere chiari: non credo che i termini di costi avremo, almeno inizialmente, un grande risparmio, ma passando a un modello amministrativo di area vasta ne guadagneremo in efficienza. Le forme di aggregazione dovranno creare un sistema coerente, ma fin d’ora posso dirvi che sono contrario alla cosidetta “Area metropolitana” di Trieste: aprirebbe immediatamente un “Questione friulana” ed io non firmerò mai una riforma che possa mettere in crisi l’unione della nostra regione. Piuttosto – ha concluso l’assessore – ho la convinzione che per riformare il sistema degli enti locali non si possa fare a meno di una “nuova “Insiel: la società regionale d’informatica sarà la chiave per affrontare e vincere la sfida che abbiamo di fronte, ma il suo ruolo va ripensato e adattato alle esigenze odierne».

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