Riordino delle Autonomie locali: stop dei Cittadini alle polemiche

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Trieste, 17 febbario 2015

Riordino delle Autonomie locali: stop dei Cittadini alle polemiche

Paviotti: «La riforma non serve a determinare rapporti di forza o una sorta di classifica tra territori. Si tratta di una visione provinciale e di retro guardia»

La Legge di riordino del sistema Regione-Autonomie locali è stata approvata dopo un lungo lavoro di ascolto e di condivisione dal quale emergono alcune certezze:

– I sindaci sono perfettamente consapevoli di dover arrivare ad una gestione dei loro territori in forma associata. La necessità di programmare meglio le politiche di sviluppo economico, sociale, urbanistico e culturale, rendono ineludibile un percorso di aggregazione. La necessità di offrire servizi migliori ai cittadini (asili nido, case di riposo, scuole, servizi sportivi e culturali) rafforza l’urgenza di trovare masse critiche adeguate.
– Il punto di partenza, largamente condiviso, in primis dall’ANCI, per la perimetrazione delle nuove Unioni è e resta quello già individuato per la gestione associata dei servizi sociali. Sono perimetri abbastanza ampi per fare una buona programmazione, ma non tanto estesi da allontanare i cittadini dai centri di decisione.
– Il Consiglio regionale ha chiesto ed ottenuto, con un Ordine del Giorno accettato dalla Giunta, che quei perimetri fossero la “regola” da seguire. Che a questa regola ci possano essere delle eccezioni è la Legge stessa a prevederlo, ma sono, appunto, delle eccezioni.

«Stupisce – ha sottolineato Pietro Paviotti, capogruppo dei Cittadini – leggere tante polemiche e tante idee diverse, quasi che un anno di un importante e serio lavoro preparatorio fatto dall’assessore Panontin e da molti consiglieri regionali (che hanno incontrato, discusso, spiegato, raccolto idee, migliorando la proposta) sia stato un lavoro inutile. Non è così. Quella che abbiamo approvato è un’ottima Legge, che ha ottenuto un giudizio favorevole di importanti costituzionalisti, il parere positivo dell’ANCI, un largo consenso tra gli amministratori locali e il voto ampiamente favorevole del Consiglio Regionale. Sbaglia chi sceglie di fare battaglia politica (o meglio, partitica) su questo tema. La partita politica, quella seria ed utile alla comunità, si è svolta nel 2014 ed è sfociata in un voto favorevole. Atteniamoci a quel risultato perché è l’unico che conta e perché è un buon risultato, utile alla nostra regione e ai nostri cittadini. Ed è in errore anche chi pensa oggi solo alla “dimensione” delle nuove Unioni immaginando che chi sarà più grande avrà maggiore potere. Questa riforma non serve a determinare rapporti di forza o una sorta di classifica tra territori grandi e piccoli. Si tratta di una visione provinciale e di retro guardia. Questa riforma punta a migliorare le capacità degli Enti Locali di fare programmazione e di dare servizi e la dimensione delle Unioni comunali nasce invece da caratteristiche di omogeneità storiche culturali e geografiche».

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