Messaggero Veneto – Stop ai consiglieri dopo due mandati come per i sindaci

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Messaggero Veneto

Stop ai consiglieri dopo due mandati come per i sindaci

Legge elettorale regionale: sul tavolo la proposta Paviotti.
Entro breve un vertice con la presidente Serracchiani

UDINE, 25/09/16

La sensazione è che in ampie fette di maggioranza (ma pure di opposizione) tutta questa voglia di mettere mano alla legge elettorale per le Regionali non ci sia proprio. Perché la spada di Damocle del referendum istituzionale pende e non poco sui destini di tanti, ma, soprattutto, pesa parecchio una forte tendenza delle politica a mantenere lo status quo regionale. Difficile, però, non affrontare il problema, considerato come le variabili in ballo siano parecchie così come gli equilibri, leggasi i rapporti interni a partiti e coalizioni, da salvaguardare. Ed è per questo che, tra questa settimana e la prossima, è previsto un incontro alla presenza della presidente Debora Serracchiani per cominciare a tessere le fila di un ampio ragionamento. D’altronde, al netto di possibili modifiche alla legge elettorale per la Camera, c’è la necessità di definire, nero su bianco, i contorni dei collegi dell’Italicum e, quantomeno, inserire la doppia preferenza di genere anche alle Regionali. Ma proprio in questo senso si sta muovendo un fronte trasversale, per quanto al momento non maggioritario, che vorrebbe puntare a un meccanismo di preferenze sul modello delle Europee. Garantendo, cioè, sì la possibilità di votare un uomo e una donna, ma ampliando a tre il numero di possibili preferenze in modo tale che eventuali alleanze elettorali non premino eccessivamente la componente femminile a discapito di quella maschile. Sul tavolo della maggioranza, inoltre, c’è sempre la questione aperta da tempo da Pietro Paviotti, capogruppo dei Cittadini, che vorrebbe inserire anche per l’Aula di piazzale Oberdan il limite dei due mandati esattamente come succede per i sindaci della nostra regione. E a proposito di primi cittadini, il “fronte” degli amministratori locali preme da tempo per eliminare quella clausola che prevede le dimissioni obbligatorie 90 giorni prima delle elezioni per quei sindaci dei Comuni sopra i 3 mila abitanti che decidono di candidarsi al Consiglio regionale. La possibilità di cancellare una norma 2004 si scontra con quella di molti eletti – timorosi del bacino elettorale che può essere in grado di intercettare il sindaco di una città di medio-grandi dimensioni –, ma inserita, come ha ricordato il sindaco Pd di Palmanova Francesco Martines, nel programma elettorale con cui la coalizione di centrosinistra ha vinto le Regionali 2013. Posizioni non facili su cui trovare una quadra, dunque, ma comunque più “leggere” se paragonate alle due proposte di modifica – profonda – della legge elettorale emerse dal lavoro di squadra guidato da Renzo Travanut che rimescolerebbero ulteriormente le carte. La prima opzione, nel dettaglio, prevede una quota di assegnazione dei seggi con una sorta di uninominale tarando i collegi sulle Uti e il resto con un meccanismo proporzionale a liste bloccate, mentre la seconda, per garantire una rappresentanza più ampia e possibilità di scelta diretta al cittadino, affiancherebbe gli attuali cinque collegi, con tanto di preferenze, alle elezioni basate sulle Unioni. Due idee, quelle di Travanut, pensate per fare collimare il meccanismo di elezione alla riforma degli enti locali e, allo stesso tempo, provare a salvaguardare il diritto del cittadino a scegliere il proprio rappresentante con la volontà dei partiti di non legare totalmente l’elenco dei propri eletti al meccanismo delle preferenze che non sempre premia il migliore in campo. Possibilità che una delle due versioni veda la luce in Aula? Poche a essere onesti, almeno al momento, considerato il clima di ben poco entusiasmo – per utilizzare un eufemismo – che si respira sul tema nell’emiciclo triestino.

di Mattia Pertoldi

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