IL PROGRAMMA DEI CITTADINI: FRIULI VENEZIA GIULIA TRA PRESENTE E FUTURO

IL PROGRAMMA DEI CITTADINI: FRIULI VENEZIA GIULIA TRA PRESENTE E FUTURO

In premessa: verità e responsabilità

La grave crisi in atto e’ destinata a durare e presenta difficoltà mai affrontate prima: in FVG, in Italia, in Europa. A chi è chiamato ad amministrare la res publica impone scelte nette e adatte a traghettare la nostra Regione oltre la crisi.
Il primo dovere civico, in simili tempi, consiste nel dire semplicemente la verità alle cittadine e cittadini del FVG: per quanto cruda essa sia rimane l’unica via per sfuggire ai danni che la demagogia ha fin qui prodotto.
Il secondo dovere impone che gli eletti al governo della Regione autonoma e di ogni altro ente intermedio si assumano fino in fondo quel che esige il principio di responsabilità.

L’etica del lavoro, della legalità, dell’impegno e anche del sacrificio hanno fatto grande questa regione. Una regione aperta che oggi ha bisogno di risollevarsi, di ritrovare quella sobrietà tipica delle nostre genti, non abituate ad eccessi e protagonismi, e di rimettersi al lavoro con l’obiettivo di restituire dignità alle istituzioni e alla sua politica, energia al suo sistema produttivo, qualità della vita e serenità a tutti i suoi cittadini.
E’ proprio la affermazione di questi valori il centro del nostro impegno, fondato sulla convinzione che il sistema regionale negli ultimi anni si è indebolito.
Per questo noi promuoviamo un nuovo protagonismo per tutte quelle persone che vogliono impegnarsi per il proprio quartiere, la propria città o la propria regione. Un risveglio vero del civismo, di quel sentimento di disponibilità verso il bene comune.

E’ il risveglio di questa passione, un nuovo protagonismo che può riaccompagnare la politica a trovare la sua dignità più alta, fatta di servizio e di guida in un futuro che appare, a causa della crisi, incerto e che va affrontato insieme, con coraggio e senso della solidarietà.
Un forte senso di appartenenza alla propria comunità e l’attenzione ai suoi problemi contraddistinguono l’impegno civico e costituiscono la base per dialogare con gli altri, comprenderne le ragioni e facilitare l’integrazione. La propria comunità è parte integrante di una più vasta comunità: regionale, nazionale, europea. La prima gestita secondo i principi della autonomia, la seconda secondo i canoni del decentramento amministrativo e l’ultima, che le comprende tutte, organizzata in autentica federazione.

Le Cittadine e i Cittadini del Friuli Venezia Giulia alleati per il cambiamento

In questo contesto vogliamo perseguire l’obiettivo di radicare un vero progetto civico, che consenta di fiorire a quei mondi che vedono l’impegno civile come fondamentale anche fuori degli schemi della politica tradizionale.

La nostra attenzione va, per questo, al mondo del Volontariato che possiede forze preziose, elaborazioni avanzate e può veicolare grandi energie per uscire da questa crisi.

La politica può (e deve) affiancare questi mondi verso un nuovo protagonismo, nel rispetto reciproco di storie, inclinazioni e modalità di approccio ai problemi.

Il rilancio della regione deve avvenire con il ruolo fondamentale delle istituzioni, come garanti di un progetto incentrato su un nuovo modello di sviluppo e welfare per il Friuli Venezia Giulia. Il lavoro, le aspirazioni e la vita delle persone e delle famiglie sono al centro del nostro progetto di restituire qualità e spessore al nostro tempo.

La Regione FVG merita di più di quanto non abbia avuto in questi anni. Uno sguardo convinto alla dimensione europea è la chiave di volta di una visione che vede il nostro territorio saldamente collocato nel cuore dell’Europa, luogo di apertura e scambio.

Il Friuli Venezia Giulia nei prossimi vent’anni

La nostra regione sta vivendo una fase di grande mutamento demografico destinato ad incidere in modo marcato sulle caratteristiche e sulle condizioni di vita dei suoi abitanti. Dal modo in cui verranno interpretate le sfide poste da questi cambiamenti dipende in larga misura la possibilità di costruire un futuro di benessere e coesione sociale.

Una delle sfide principali è quella dell’invecchiamento. Un processo che interessa tutta l’Europa ma che risulta più marcato sul nostro territorio. Vivere a lungo è un fatto sicuramente positivo se vengono anche costruite le condizioni per rimanere a lungo in buona salute e continuare ad avere un ruolo attivo, valorizzando passioni, esperienza e competenze dentro la società.
Nella popolazione anziana, crescerà però anche la componente più vulnerabile. Dopo tale età diventa comune la riduzione della possibilità di essere autosufficienti e pienamente attivi. La solidarietà familiare è una grande risorsa a favore dei membri più deboli, ma se le famiglie vengono abbandonate a se stesse rischiano di trovarsi schiacciate da un peso che diventa sempre meno sostenibile. Il modello basato quasi esclusivamente sul welfare informale poteva reggere quando gli anziani erano relativamente pochi, le reti familiari più estese e l’occupazione femminile bassa. Ora questo è sempre meno vero, serve quindi un pubblico che assuma un ruolo di primo piano non tanto per sostituirsi alle responsabilità familiari ma per incentivare percorsi virtuosi e coordinare l’azione di una pluralità di soggetti, dal terzo settore al privato, rimanendo però il garante del benessere complessivo dei cittadini.

Cruciale per la qualità del futuro della Regione è anche la sfida posta dall’immigrazione, componente sempre più indispensabile e rilevante nel tessuto sociale e produttivo del territorio. Anche questo cambiamento anziché subìto va gestito e guidato, non enfatizzandone gli aspetti negativi ma promuovendo dinamiche positive e dando solide risposte alle esigenze di accoglienza, d’integrazione e di partecipazione attiva e responsabilizzazione dei nuovi italiani all’interno di un comune processo di sviluppo. E’ nostro impegno prioritario, infine, contrastare ogni forma di violenza contro le donne e combattere l’omofobia.

Lavoriamo per l’estensione dei diritti e il riconoscimento giuridico di tutte le unioni affettive. Il reale esercizio delle pari opportunità, libertà e responsabilità delle donne sono per noi principi essenziali anche nell’azione legislativa regionale.

Serve assicurare i servizi per una procreazione responsabile e per la tutela della salute psicofisica della madre, del nascituro e della primissima infanzia.

Su tutti i delicati temi che riguardano la vita e la morte delle persone ribadiamo la convinzione che la politica debba coltivare il senso del proprio limite, ispirandosi sempre al principio di cautela e di laicità del diritto.

Un futuro con o senza giovani?

Negli ultimi decenni la Regione FVG è anche una delle regioni d’Europa con più accentuato processo di riduzione del peso demografico delle nuove generazioni.
Un ridimensionamento quantitativo non compensato da un aumento della qualità in termini di istruzione e formazione, di opportunità nel mercato del lavoro, di mobilità sociale, di investimento nei settori più dinamici e innovativi nei quali le capacità dei giovani possono dare un valore aggiunto.

Politiche carenti in questa direzione hanno prodotto non solo uno scadimento della condizione dei giovani, limitati nel loro futuro a causa della precarietà, ma anche un impoverimento del loro contributo sociale ed economico.

Questo fronte deve invece diventare uno dei principali impegni per una nuova stagione di politiche per una crescita basata sulla qualità della formazione – cruciale per ridurre le diseguaglianze di partenza – e sulla promozione del merito e delle capacità.

Un’attenzione strategica va rivolta alle politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia, che producono effetti positivi sia sulla fecondità che sulla partecipazione femminile al mercato del lavoro con ricadute positive per il benessere dell’economia.
Molto di più deve quindi essere fatto in questa direzione per portare la Regione tra le più virtuose in Europa.

Le politiche per la famiglia devono infine essere prima di tutto a vantaggio dei bambini, intendendo le nuove generazioni come un bene comune, dalla cui crescita solida e rigogliosa tutta la collettività ha da guadagnare. A questo proposito è necessario recuperare il tempo perso in questa legislatura regionale e istituire da subito il Garante per l’infanzia e l’adolescenza.

Per raggiungere questi obiettivi è necessario attuare un piano straordinario regionale per l’adeguamento edilizio e il completamento strutturale,in un quinquennio, della rete di asili-nido, scuole dell’infanzia e scuola primaria.

E’ indispensabile dare il sostegno della scuola a tempo pieno ed è altresì importante consentire un’attività che continui anche nei mesi estivi quando le scuole chiudono e i genitori che lavorano devono sostenere costi che gravano sul bilancio familiare per l’utilizzo di centri estivi non sempre a costi ridotti. In quest’ottica, prevedere “campus estivi” che consentano ai ragazzi di continuare l’apprendimento divertendosi in un clima rilassato consentirebbe ai genitori di lavorare più serenamente.

Tra le azioni proposte a favore dei giovani prevediamo inoltre la creazione di un fondo regionale per la previdenza integrativa.

Formazione ed area della conoscenza

Al tavolo con il governo dovremo difendere la specialità regionale nell’organizzazione della scuola pubblica e nella stessa offerta formativa.

La scuola che noi vogliamo per i cittadini del Friuli Venezia Giulia deve essere più inclusiva, fondata sulla centralità dello studente e sullo stretto rapporto con il territorio, fatto salvo il sistema nazionale di istruzione, riferimento obbligatorio sia per l’offerta formativa che per il traguardo finale rappresentato dagli esami di Stato.

Dovremo attuare il federalismo scolastico sul modello di quello sperimentato in Trentino e dunque ottenere norme di attuazione che ci permettano di realizzare un nuovo sistema di gestione della scuola e ci venga riconosciuto, accanto a quella didattica, organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo anche l’autonomia amministrativa e finanziaria.

Nella formazione e orientamento è necessaria la creazione di un sistema a rete, dove ciascuna rete mette in relazione scuole, enti locali, enti di formazione, organizzazioni economiche e sindacali, con lo scopo di orientare i giovani fin dall’adolescenza, con possibilità di compiere esperienze dirette sul campo, al fine di esperire: la manualità accanto allo studio, la formazione sul campo assieme alla specializzazione.

La Regione FVG dovrà intervenire per sostenere le azioni di revisione/riorganizzazione degli studi e della ricerca, nell’ambito di una cooperazione indispensabile tra le istituzioni universitarie e scientifiche, sia all’interno della medesima regione, sia nella ricerca di partnership di eccellenza a livello europeo. La acquisizione di maggiore autonomia per riorganizzare l’Università consentirà di realizzare migliori sinergie tra le due università, attraverso un riposizionamento e una differenziazione dell’offerta con la acquisizione di più alti livelli di qualità e lo sviluppo di corsi post universitari attrattivi per i giovani dell’area Alpe Adria. E’ fondamentale sostenere la collaborazione tra reti di impresa che operano in regione e le istituzioni universitarie e scientifiche, con il duplice scopo di facilitare l’inserimento dei giovani laureati nel mondo del lavoro e di incentivare l’innovazione nelle aziende.
Per quanto concerne la cultura ed i beni culturali si rende indispensabile la selezione e il rafforzamento degli organismi che ‘producono’ cultura attraverso la redazione di criteri selettivi che premino la qualità più che la quantità. Bisogna promuovere il rafforzamento degli strumenti adatti a sostenere enti ed associazioni che producono cultura, che innovano e si rinnovano. Va dato un forte appoggio agli eventi che realizzano sinergie tra intervento pubblico e mecenatismo privato.
Va attuata una riorganizzazione e valorizzazione dei patrimoni culturali del FVG, affidandone la gestione a persone competenti, scelte in modo trasparente e non per affinità politica. Va inoltre creata una grande rete, che valorizzi nella loro specificità e differenza i veri e propri giacimenti culturali esistenti, spesso inespressi, e li renda fruibili anche in chiave nazionale ed europea.

Promozione e sviluppo dell’offerta culturale in Friuli Venezia Giulia

Va riconosciuto dalla centralità del sistema dell’offerta culturale nei processi di crescita, economica e non, del territorio regionale.

Si propongono:

• L’istituzione della Conferenza o Forum permanente per la cultura, organismo autonomo di garanzia in grado di consentire il confronto fra gli operatori culturali, da una parte, e il sistema delle istituzioni politiche rappresentative locali, dall’altra.

• Nuovi strumenti per l’azione di sostegno finanziario delle attività culturali e di spettacolo e la riqualificazione della spesa corrente della Regione in materia:
a) Convenzioni pluriennali tra istituzioni pubbliche e organismi primari e storici di produzione culturale e di spettacolo;
b) Nuove modalità di riconoscimento della funzione di organismo culturale di interesse regionale e di finanziamento annuale della relativa attività. Ruolo dell’Osservatorio dell’offerta culturale del FVG;
c) Bandi pubblici per il finanziamento di progetti speciali di iniziative culturali su temi e obiettivi assunti dalla politica culturale della Regione;
• Aggiornamento e coordinamento della normativa in materia di spettacolo dal vivo (teatro, musica, danza) LR 8/2008 e cinema e audiovisivo LR 21/2006.
• Ridefinizione del ruolo dell’Ente Regionale Teatrale per un’attività al servizio del sistema dello spettacolo del Friuli Venezia Giulia.
• Riforma delle istituzioni culturali fondate dalla Regione, al fine di garantire il più ampio coinvolgimento di soggetti e risorse espresse dal sistema culturale del territorio e costruire un sistema finalmente integrato. (Azienda speciale di Villa Manin; Mittelfest di Cividale; Fvg Mitteleuropea Orchestra).
• Programma straordinario di investimenti pubblici per lo sviluppo di servizi comuni a supporto delle istituzioni locali che operano per la conservazione e la fruizione del patrimonio di beni culturali nel FVG.
a) Supporto della rete museale anche con una aggiornata normativa di settore;
b) Avvio e rilancio dell’Istituto regionale per il patrimonio culturale del FVG;
c) Fondazione Aquileia: rilancio delle iniziative coordinate con le istituzioni dello Stato a supporto della ricerca archeologica e per la fruizione del patrimonio archeologico regionale;
d) Approvazione nuova normativa per la fotografia;
e) Implementazione del sistema bibliotecario e istituzione dell’ufficio biblioteche regionale;

Alpe Adria. Friuli Venezia Giulia regione di un’Europa politica

La Regione FVG, per collocazione geografica, per storia e per l’internazionalizzazione della sua economia, è una regione a vocazione europea. Il FVG non è la Padania e l’idea di una Macroregione del Nord nella quale il FVG avrebbe un ruolo ancillare va nettamente rifiutata.

Per troppo tempo lo sguardo della sua classe dirigente politica è stato interamente rivolto alle vicende nazionali, condizionato da un localismo fondato su una idea difensiva e di autosufficienza, incapace di andare oltre le Alpi, inadatto a progettare in una dimensione europea.

La crisi ha posto l’Unione Europea di fronte all’insufficienza della sola integrazione monetaria e la sta spingendo a varare misure per costruire l’integrazione fiscale e quella bancaria.
Una ulteriore cessione di sovranità da parte degli Stati membri offre alle regioni l’opportunità di rappresentare il livello istituzionale cruciale per la mediazione tra interessi locali e istituzioni comunitarie, nella costruzione effettiva di quella “Europa delle Regioni” di cui parlava già Jacques Delors quando guidava la Commissione.

Riteniamo la costruzione politica degli Stati Uniti d’Europa un valore ed una necessità inderogabile.

Da oltre due anni l’Europa si è data una strategia comune con obiettivi stringenti da conseguire entro la fine di questo decennio (Europa 2020) su un’ampia gamma di temi: dall’occupazione all’educazione, dall’ambiente alla ricerca e all’innovazione.

Il nuovo governo del FVG deve dialogare e confrontarsi con Bruxelles e con le altre regioni europee dell’Alpe Adria almeno quanto dovrebbe dialogare e confrontarsi con Roma e le altre regioni italiane contermini.

In questi anni di governo delle destre, interi settori di politiche sovraregionali – a partire da quelle ambientali, energetiche e infrastrutturali – sono state condotte con scarsissima efficacia nel coordinamento e nell’azione comune con le regioni confinanti.

Le grandi infrastrutture materiali vanno intese come risorsa regionale, nazionale ed europea (Progetto europeo banda larga) e quindi è necessaria la messa in opera del progetto prioritario n. 6 dell’Unione Europea (Corridoio 5) con valorizzazione dell’intero sistema ferroviario e portuale del FVG, nell’ambito di una pianificazione di tipo europeo.

Autonomia e specialità

La cultura di una seria autonomia solidale è patrimonio dell’etica dei cittadini della nostra regione, orgogliosi di quanto possono fare con le proprie forze e convinti che solo attraverso la libertà di azione e la sua capacità di auto organizzarsi e rinnovarsi, questo territorio, caratterizzato dalla pluralità linguistica e culturale, può dare il meglio di sé e aiutare il resto del paese.
Il Friuli Venezia Giulia vive oggi una enorme sfida che può essere vinta non per i “privilegi” della sua specialità ma solo per la capacità di autogoverno che abbiamo saputo, questo sì soprattutto negli anni passati, mettere in campo e per quello di nuovo che sapremo fare da ora in poi.
Autogoverno e buongoverno, l’esserci dati delle regole, l’aver gestito bene le nostre risorse, lo spirito di appartenenza e la costruzione di un progetto condiviso hanno cementato la nostra Autonomia.
Per queste ragioni è necessario dare risposta ad una delle maggiori criticità del sistema delle Autonomie ovvero una più razionale disciplina del Patto di Stabilità. È necessario intervenire sul saldo di competenza mista dei Comuni al fine di evitare l’assurdità di bloccare i pagamenti alle imprese, utilizzando le risorse già a bilancio, che già stanno operando a seguito di gare regolarmente effettuate. Tale blocco porterebbe, oltre che a un impoverimento del territorio, a una situazione di insolvenza di diverse imprese con ricadute occupazionali forti aggravando e non già risolvendo la forte recessione in essere.
La specialità regionale si esprime attraverso la nostra pluralità culturale e linguistica e si coltiva anche mediante la compiuta applicazione della Legge 482/99 (art. 6) a tutela della lingua friulana e delle altre lingue minoritarie e della legge 38/2001 e LR 26/2007 specifiche per le minoranze linguistiche slovene regionali.

Oggi, nel pieno di una tempesta che minaccia i più deboli, siamo nuovamente alla prova per assicurare equità, una comunità più forte e più coesa, un governo dell’Autonomia che sia innanzitutto responsabilità.

Governare in modo diverso. Riforme radicali della politica e gestione forte dell’autonomia

Via i privilegi, via i vitalizi, via i politici a vita:

• introduzione dei collegi uninominali;
• riduzione a metà dell’indennità dei consiglieri regionali;
• abolizione del vitalizio dei consiglieri regionali;
• introduzione di un contributo di solidarietà sui vitalizi già in godimento;
• fissazione del limite di due mandati consecutivi per i consiglieri regionali;
• abrogazione della norma sull’ineleggibilità dei sindaci;

Semplificare il sistema istituzionale:

• nuova governance dell’area vasta con il superamento delle attuali province e la costituzione di nuovi ambiti intermedi, di secondo livello, con funzioni di indirizzo e coordinamento. Qui andranno concentrati gli Uffici ed i Servizi di più Comuni, per garantire risparmi e miglior qualità, anche con l’utilizzo della mobilità, garantita dal Comparto Unico.
• costituzione di Unioni dei comuni – in montagna e in pianura – con carattere di obbligatorietà per ambiti minimi di 3 – 5.000 abitanti prevedendo adeguati incentivi finanziari e legislativi e la modifica della LR 1/2006 che regola le Unioni.
• concessione di incentivi fiscali ai cittadini residenti nei Comuni dell’Unione – se e da quando decidano la fusione – e l’aumento dei trasferimenti al nuovo Comune nel decennio successivo alla fusione.
• riduzione dei componenti dei Consigli e delle Giunte Comunali (-20%) e ridimensionamento delle cariche da assegnare per nomina dei partiti sia negli enti locali che negli organismi di competenza degli enti locali.
• cancellazione delle unioni montane prodotte dalla pseudoriforma-Tondo e, per particolari provvidenze, attribuzione della qualifica di “montani” solo ai Comuni con il territorio collocato in prevalenza oltre i 400 – 600 metri sul livello del mare.
• trasferimenti finanziari dalla Regione assegnati ai comuni senza vincolo di destinazione.
• attribuzione di autonomia impositiva: tasse di scopo.
• eliminazione della pletora di enti, agenzie e consorzi.
• messa in rete dei sistemi informativi dei comuni, degli ambiti territoriali, dei principali sistemi dei servizi regionali e nazionale.
• riduzione del 10% del personale del comparto unico da attuare tramite un parziale blocco del turn over.
• messa in opera di uno strumento di valorizzazione del merito.
• introduzione di meccanismi per la valutazione delle performance di efficienza e produttività delle strutture pubbliche, con incentivi al miglioramento.
• E’ inoltre indispensabile un processo di semplificazione normativa che deve passare per una fase di moratoria legislativa ed una delega giuntale per la semplificazione (assessore alla semplificazione) e la definizione di codici e testi unici per materia.

Chiudere con il clientelismo e la spartizione delle poltrone riformando il sistema delle nomine:

• fermare la lottizzazione in molti ambiti tecnico-professionali. Ciò vale in primo luogo per le Agenzie regionali tecniche, ad esempio l’ARPA, dove è necessario rivedere il sistema di nomina dei Dirigenti. Vale in modo particolare per le nomine in campo sanitario, dove è necessario istituire un organismo indipendente composto da figure professionali qualificate per la selezione dei profili: controllore e controllato non possono sovrapporsi, stabilire limiti temporali per le più rilevanti responsabilità dirigenziali.
• creazione di un’autorità indipendente per le nomine in enti e società pubbliche.

Si può e si deve.

Il lavoro e l’impresa come motori di sviluppo

Il FVG deve ambire a essere una delle aree più avanzate d’Europa. Rispetto a questo obiettivo il percorso degli ultimi anni è stato senz’altro deludente.

Va ripensato il modello, che deve essere in grado di rimuovere i freni che hanno ostacolato lo sviluppo nel recente passato ed abbia al centro le persone.
Questo significa mettere i cittadini nella condizione di potersi esprimere al meglio, valorizzando le specifiche capacità e premiando la voglia di fare, ottenendo come ricaduta coerente, una società che produce non solo ricchezza, ma migliore qualità della vita.

E’ in quest’ottica che il sistema formativo nel suo complesso, a partire dalla scuola pubblica, passando attraverso le varie forme di qualificazione professionale è il vero strumento per la crescita delle persone.

E’ anche ripartendo dai beni comuni che la regione FVG può trovare un volano concreto per il suo rilancio produttivo.

In questo quadro di riferimento si rende indispensabile e non più prorogabile la diffusione su tutto il territorio regionale della banda larga, rimediando al clamoroso fallimento della Giunta Tondo.

La Regione FVG dovrà aderire al Progetto Strategico Banda Ultralarga approvato dalla Commissione Europea il 18 dicembre 2012 avvalendosi delle risorse comunitarie della nuova programmazione 2014-2020.
Utilizzare efficacemente queste risorse significa, per il privato, opportunità di sviluppo delle imprese (di qualsiasi dimensione esse siano), per la PA, snellimento ed efficientamento delle procedure. Questa politica di sviluppo renderà i benefici attesi solo se coniugata con il necessario incremento dell’educazione informatica sia a livello scolastico che di formazione per le imprese.

Dobbiamo raccogliere la sfida della sostenibilità ambientale.
A partire da politiche industriali per l’economia verde a sostegno di nuove produzioni nei settori emergenti, concentrando le risorse e non disperdendole su mille fronti, investendo nella ricerca, nelle energie rinnovabili e nel miglioramento dell’efficienza energetica.

Oggi il lavoro è il capitolo più importante, accanto a quello dell’innovazione.

Il lavoro è la condizione essenziale dello sviluppo e della cittadinanza.

La piena e buona occupazione, a partire da giovani e donne, è obiettivo prioritario da perseguire.

Gli interventi vanno orientati verso le politiche attive del lavoro, costruendo nuovi strumenti d’incontro fra domanda e offerta, puntando sulla formazione continua e individuando misure che aiutino a superare la precarietà.

Forti della nostra Autonomia, in Friuli Venezia Giulia dobbiamo favorire il superamento del «dualismo» del mercato del lavoro, cioè alla grave disparità di trattamento fra protetti e non protetti. Non è solo una questione di equità, ma anche di efficienza del nostro tessuto produttivo. L’autonomia nella gestione degli ammortizzatori sociali può in questo senso offrirci gli strumenti per sperimentare nuove strade (estensione a favore di artigiani e piccole medie imprese)
Dobbiamo fornire adeguato sostegno alle Piccole e Medie Imprese, all’Artigianato e al Commercio, tessuto della nostra Regione, che devono essere messe nella condizione di rilanciare la propria operatività attraverso un processo di sburocratizzazione amministrativa e fiscale e di revisione del sistema bancario, caratteristiche che oggi rappresentano una condizione sfavorevole allo sviluppo, un freno. Analoghe considerazioni devono orientare gli sforzi per la promozione e valorizzazione del Turismo.

Per ciò che riguarda il settore Agricolo la Regione, riconoscendo la vocazione rurale del territorio regionale, deve promuovere il ruolo dell’agricoltura quale strumento per lo sviluppo sostenibile del territorio e per la crescita dell’intera comunità regionale. La diversificazione dell’economia rurale non significa solo diversificazione dei prodotti, ma anche sviluppo delle attività connesse a quelle agricole, con particolare riguardo alle attività turistiche, didattiche e di fruizione paesaggistica, e alla produzione di energia da fonti agricole rinnovabili.
Il settore agroalimentare deve sempre più diventare uno dei cluster di eccellenza della regione FVG, dove agricoltura, lavorazione industriale e artigianale possono sviluppare le filiere esistenti, crearne nuove, realizzare significative sinergie di filiera per realizzare prodotti di altissima qualità.

Una chiave di volta intersettoriale, vera e propria opportunità di crescita, è rappresentata dalla capacità di sviluppare l’intercambio con le Regioni confinanti con la nostra attraverso l’attuazione di strumenti o l’utilizzo di strumenti esistenti, se efficaci (Gect).

La mobilità dei cittadini e delle merci

Tanto la competitività e la capacità attrattiva dell’economia del FVG, quanto la qualità stessa della vita dei suoi cittadini, hanno un loro fattore cruciale di tenuta e miglioramento nella mobilità di persone – con il fenomeno rilevante del pendolarismo – e merci.
Sotto questo profilo il FVG sconta livelli di arretratezza particolarmente elevati, soprattutto per le condizioni di viaggio dei pendolari, se paragonati alle più avanzate regioni europee, e dotazioni talvolta inferiori persino alla media italiana, peraltro con impatti significativi anche in termini ambientali, oltre che sociali ed economici.

Da un lato, non è pensabile che un’economia con livelli di internazionalizzazione così alti come è quella della nostra regione possa continuare a crescere senza una rete di collegamenti ferroviari efficiente con il resto del mondo. La Regione deve attuare una politica per i porti, valorizzandone le caratteristiche e le potenzialità ancora largamente inespresse.
Dall’altro la riorganizzazione dei grandi assi della mobilità deve poter rappresentare l’occasione non solo per un intervento sul settore della logistica delle merci, ma per un deciso miglioramento delle reti locali, puntando sull’intermodalità e un riequilibrio nelle modalità a favore del trasporto su ferro e del trasporto collettivo.

Inoltre è necessario implementare il Trasporto pubblico locale che, nella compatibilità economica dei tempi, deve rispondere alle necessità di mobilità dei cittadini in un’ottica di riduzione del ricorso all’uso del mezzo privato soprattutto nei centri urbani e aree contermini, con una forte sinergia tra ferro e gomma.

Un welfare delle opportunità

Le politiche sociali richiedono scelte, basate su visioni del rapporto tra società e individuo e capaci di destinare le risorse economiche coerentemente. Nessuna strada, tuttavia, può essere intrapresa se prima non si sono definiti gli obiettivi da raggiungere.

Il welfare deve pertanto innanzitutto definire indicatori di benessere che sappiano andare oltre il PIL e comprendere temi quali la qualità della vita, l’universalità del diritto all’accesso all’istruzione, alla partecipazione sociale, alla sicurezza e all’equilibrio tra tempo del lavoro e tempo proprio.
Il welfare che vogliamo è coerente con un modello di crescita centrato sulla persona, sulla famiglia e sullo sviluppo umano.

Il ruolo delle politiche sociali è centrale e non residuale, deve favorire la promozione delle capacità, proteggere singoli e famiglie dal rischio di scivolare in spirali negative e sostenere le iniziative dal basso e le scelte individuali che innescano percorsi virtuosi. In questo quadro, il ruolo della pubblica amministrazione non può essere né dirigista né compassionevole e passiva: la Regione definirà indirizzi, favorirà e premierà comportamenti virtuosi, per costruire una società in cui tutti siano incentivati a dare di più, disincentivando però ogni individualismo e familismo.
Il soggetto cui indirizzarsi non può essere il solo lavoratore o la famiglia nucleare, ma il cittadino nell’intero corso della vita, caratterizzato sempre più da discontinuità economiche, affettive e lavorative: il cittadino nella comunità propria.

Un welfare capace di accompagnare le sfide della contemporaneità deve evitare che il benessere dipenda solo dalla propria sorte e istituire principi mutualistici in grado di innescare percorsi virtuosi di uscita dalla condizione di svantaggio. Il denaro impiegato per le politiche sociali è di tutti; pertanto è dovere morale accertarsi che non venga sprecato o indirizzato a facilitare comportamenti di assistenza-speculativi. A questo fine, le attività si concentreranno sullo sviluppo di politiche che aiutino il mantenimento del reddito e garantiscano sanità, casa, educazione, occupazione, servizi sociali alla persona.

Le politiche sociali non possono in ogni caso essere interpretate in base a semplici modelli contabili: la spesa sociale non è costo ma investimento in sviluppo, dato che promuove crescita, autonomia, benessere e riduzione delle disuguaglianze. Così come la sanità non è solo da considerarsi come fattore di spesa poiché la ricerca medica e farmaceutica possono essere motori dello sviluppo del territorio e della nostra regione. Il welfare deve dunque comprendere due dimensioni: quella protettiva, indirizzata primariamente ai programmi di antipovertà, e quella promozionale, volta a sviluppare il benessere e l’autonomia dei cittadini, supportandoli anche nella gestione economica e sociale della loro vita. Serve un welfare non solo passivo e risarcitorio, ma in grado di sostenere le scelte attive e responsabili dei singoli e delle famiglie (una vera autonomia dei giovani, la conciliazione tra lavoro e scelte di vita, l’integrazione degli immigrati, l’invecchiamento attivo). Il modello di riferimento è quello di un welfare comunitario, che si avvicini ai luoghi e ai tempi del bisogno.

Un welfare delle relazioni e della cura

La dimensione politica non può prescindere da quella economica e dalla impossibilità attuale di far fronte alle necessità sociali con la sola componente pubblica. Per questo, bisogna costruire nuove reti di cooperazione tra le forze che compongono la società civile, rappresentate da famiglia, volontariato, imprese, associazionismo e parti sociali.

La gestione deve essere in capo alla pubblica amministrazione, a garanzia che il modello di integrazione si indirizzi al benessere “comune” e sia in grado di ritessere un clima di fiducia tra istituzioni e cittadini, con il pubblico che fa pienamente la sua parte: fa da garante, promotore e coordinatore di servizi di qualità, definiti in base a buone pratiche e standard internazionali, ma con ruolo anche di stimolo del terzo settore e dell’iniziativa privata (e ciò comporta in ambito sanitario l’approfondimento del tema del rapporto tra SSR e Sanità privata e delle convenzioni tra pubblico e privato); valorizza le reti di relazione e la forza dei legami familiari, senza però che le famiglie si trovino schiacciate nel sostegno ai soggetti più fragili (ma siano anzi aiutate a vivere la dimensione di cura non come obbligo o sacrificio ma come scelta arricchente).

La fiducia si ricostruisce anche mediante trasparenza e meccanismi oggettivi di valutazione dell’impatto delle politiche: indicatori condivisi e trasparenti che consentano sia di migliorare le misure adottate sia di dare la possibilità ai cittadini di scegliere e premiare i servizi migliori. Ciò è realizzabile solo se la valutazione dei direttori generali è riferita al grado di soddisfazione dell’utenza e non solo al rispetto dei budgets.

Il welfare che vogliamo non vuole essere solo economico ma anche relazionale e di cura.

Grande attenzione verrà pertanto posta ai temi dell’insicurezza sociale, alla nuova ansia diffusa, alla mancanza di progetti di vita individuali e familiari, al recupero della dimensione del tempo futuro.

E’ un welfare che deve contribuire alla ricostruzione della fiducia e a ricreare ponti tra il presente e il futuro, per rigenerare le condizioni di sviluppo del territorio, attrarre nuove popolazioni, lasciare alle generazioni che verranno una società più equa e più a misura di uomini e donne.

La salute individuale inizia dall’ambiente e dalla prevenzione e si attua attraverso il monitoraggio dell’ambiente e il disinquinamento in tutta la regione, il potenziamento della medicina preventiva, il completamento dell’ offerta dei servizi domiciliari, il completamento della riforma della medicina di base attraverso:

• il miglioramento degli standard degli ambulatori;
• l’estensione degli studi associati dei medici di base e delle UTAP (unità territoriali di assistenza primaria);
• la messa in rete del CUP;

Per uno Sviluppo e una Crescita sostenibili in Regione Friuli Venezia Giulia

Sulle seguenti linee di sviluppo il nostro movimento civico ritiene che si possa sviluppare la crescita economica e la coesione sociale, che si fondano su:

• la difesa del paesaggio e la sua valorizzazione (anche a fini turistici);

• la rigenerazione del territorio e del patrimonio edilizio;

• il sostegno alla nuova agricoltura ed alle energie rinnovabili;

• la valorizzazione degli ambiti naturali intercomunali;

• l’estensione della raccolta differenziata attraverso il coordinamento e le linee guida uniformi per la sua incentivazione ed adesione alle Direttive Europee in materia di ciclo integrato dei rifiuti;

• l’ATO unico regionale per i RIFIUTI e il trasferimento dalle Province alla Regione della competenza in materia di rifiuti, al fine di creare una rete regionale unica ed un’unica filiera in modo da trasformare il rifiuto in risorsa valorizzando le imprese anche pubbliche presenti in regione;

• l’ATO unico regionale per la risorsa ACQUA;

• la prioritaria redazione di un piano energetico regionale all’interno del quale inserire le richieste di impianti e reti, per essere in linea con le politiche europee e per dare basi durature allo sviluppo produttivo per il quale la componente energetica è fondamentale;

• l’incentivazione all’ impiego delle energie rinnovabili (fotovoltaico, pannelli solari, eccetera) per il risparmio energetico;

• l’incentivazione della bioedilizia anche con provvedimenti di natura fiscale;

• il no deciso al nucleare e ad inadeguate soluzioni di rigassificazione;

La salvaguardia e sviluppo del nostro territorio passa per alcune inevitabili ed improcrastinabili scelte politiche che possono essere così sintetizzate:

• Dare attuazione ai provvedimenti in tema di riconoscimento e tutela del paesaggio contenuti nella Convenzione Europea del Paesaggio, principi che chiediamo vengano ribaditi anche in una nuova Legge sul Commercio del FVG; la valorizzazione delle risorse ambientali deve avvenire in maniera razionale, in base a programmi di lungo periodo che ne garantiscano il rinnovamento.
• Generare sviluppo del territorio con il coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni di carattere ambientale che, se non adeguatamente gestite, innescano un processo di conflitto tra le diverse posizioni dei portatori d’interesse che oggi i processi autorizzativi non sono sempre in grado di gestire. In tale contesto la decisione sulla realizzazione di un’infrastruttura, di fronte all’impossibilità di raggiungere una trasparenza di contenuti, in termini di validità assoluta, richiede una trasparenza metodologica, intesa come la possibilità degli interessati di verificare che la decisione è stata raggiunta con il massimo possibile di impegno e di competenza. Concretamente ciò implica l’introduzione di una metodologia determinata ed analoga, ad esempio, a quella introdotta in Francia (Commissione Nazionale del Dibattito Pubblico).

• Imporre rigorosi criteri di efficienza negli strumenti di governo del territorio per soddisfare i bisogni attraverso la riqualificazione, il miglior uso delle superfici già urbanizzate e la rivitalizzazione dei centri storici.

• Esercitare un maggior controllo sugli Enti Locali in materia di nuovi insediamenti.

• Regolare gli insediamenti da riqualificare nel rispetto ambientale: risparmio e fonti energetiche rinnovabili.

• Bloccare qualsiasi nuova area produttiva e commerciale nelle periferie e in prossimità dei caselli autostradali.

• Attuare una moratoria nella progettazione e costruzione di nuove arterie viabilistiche sino all’introduzione di adeguate metodologie di gestione delle decisioni partecipate (vedi sopra).

• Abrogare le norme che consentono che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità – consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria – e siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell’Ente locale.

E’ giunto il mo¬mento di dire ba¬sta, per¬ché siamo ar¬ri¬vati a un punto di non ri¬torno: serve una mo¬ra¬to¬ria con¬tro il con¬sumo di suolo li¬bero.

Non un blocco to¬tale dell’edilizia, che può be¬nis¬simo orien¬tarsi verso edi¬fici vuoti o ab¬ban¬do¬nati, nella ri¬strut¬tu¬ra¬zione di edi¬fici la¬sciati a se stessi o nella de¬mo¬li¬zione dei fa¬ti¬scenti per far po¬sto a nuovi.

Serve tuttavia che si ar¬re¬sti per sem¬pre la scom¬parsa di suoli agri¬coli nella nostra regione, le co-stru¬zioni brutte e inu¬tili, i cen¬tri com¬mer¬ciali che ci sviliscono come uo¬mini, ri¬du¬cen¬doci a consumatori-automi, soli e abbruttiti.

Trasparenza: un solido palazzo di vetro

Alle discussioni, alle scelte politiche e all’attività delle istituzioni deve essere assicurata la massima trasparenza, con un’effettiva possibilità di controllo da parte dei cittadini.

L’accesso agli incarichi pubblici, in organismi o società partecipate deve essere aperto a tutti e la selezione deve avvenire con metodi che garantiscano le competenze e le qualità delle persone prescelte.

L’obbligo di un governo di dare conto delle proprie scelte in modo trasparente è universalmente considerato come un importante segnale della qualità del funzionamento di una democrazia.

Azioni specifiche devono essere adottate in seno all’esecutivo attraverso un approccio sistematico, che riguardi tutti gli atti e che preveda meccanismi di controllo e di massima trasparenza sugli appalti pubblici e sull’assegnazione delle risorse.

Azioni specifiche di sorveglianza e di controllo sulle scelte del governo regionale devono al contempo essere portate avanti dal Consiglio in forme maggiormente improntate alla valutazione delle politiche, che può esigere la giustificazione di tutte le azioni che possano risultare opinabili.

Benché l’accertamento del rispetto delle norme e delle procedure resti una condizione necessaria, la realizzazione di un modello di governo trasparente non può tuttavia risolversi solo nella sorveglianza e nel controllo sugli atti formali, ma deve passare anche attraverso forme di verifica più esigenti ed articolate, volte a verificare i risultati conseguiti con l’impiego di risorse pubbliche.

Occorre infine uno sforzo concreto per la semplificazione delle norme regionali per alleggerire la vita dei cittadini e delle imprese, senza far venire meno la certezza delle regole.

 

 

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