24/04/2012

24/04/2012

Il 25 aprile del 1945 è un po’ come se l’Italia unita del 1861 si fosse risvegliata all’improvviso da un brutto incubo riscoprendosi un unico stato, libero e democratico. Una data che rappresenta, oltre alla liberazione e la fine della guerra, l’inizio di una nuova prospettiva economica e politica per il Paese.
Oggi siamo chiamati a riacquistare il senso di un destino comune, quel senso che 150 anni fa ci ha fatto divenire un unico stato, ma anche il senso che l’Italia cresce se non lascia indietro nessuno, se si riescono a superare le diffidenze e le paure.
Giovanni Paolo II diceva “Non abbiate paura”. Questo ammonimento vale per tutti, ma soprattutto per noi italiani che viviamo in un Paese attraversato da crisi economica e sociale, divisioni e paure. Paura per la grave recessione economica, per la nuova concorrenza ma anche paura degli immigrati, di noi stessi e della nostra incapacità a parlare una lingua comune.
Il 25 aprile simboleggia una resistenza che non è solo quella partigiana ma è anche di coloro, e furono in tanti, che non si sono piegati quando un’altra Italia sembrava impossibile; di coloro che si sono opposti nella lotta clandestina ma anche di chi, nella vita quotidiana, nel lavoro dei campi, ha cercato di salvare la propria dignità e ragionevolezza senza eroismi o facendosi abbagliare dal clima del momento.
Anche oggi, davanti al dilagare di confusione, volgarità, prepotenza e corruzione è forte la tentazione di arrendersi e di lasciar correre. Ma il 25 aprile insegna a non scoraggiarsi, insegna che un’altra Italia c’è ed è possibile. Un’Italia che ricomincia ad ascoltare, a rispettare, che riconosce nella Costituzione la spina dorsale dell’Italia civile.
E’ venuto il tempo di ricostruire la speranza per chi teme di non avere più futuro e soprattutto per i giovani che pensano di aver perduto la gara della loro vita.
Senza democrazia, senza lavoro, senza pace non può esserci la Libertà. L’articolo 1 della Costituzione afferma “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro…”, quel lavoro che troppo spesso viene negato, quel lavoro che per molti resta un miraggio e che qualcuno ancora oggi tenta di far passare come favore o concessione.
Il 25 aprile di 67 anni l’Italia era dilaniata da odii e divisioni. Oggi, in un momento di grandissime, nuove difficoltà, deve essere la festa di tutti gli Italiani senza se e senza ma.

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