ACCORDO FINANZIARIO CON LO STATO, TROPPO TIMIDA LA PROPOSTA FEDRIGA

2_DEF_comunicato_stampa_debito_fedriga2019Trieste, 12 febbraio 2019

COMUNICATO STAMPA

ACCORDO FINANZIARIO CON LO STATO, TROPPO TIMIDA LA PROPOSTA FEDRIGA

Le comunicazioni del Presidente della Regione Massimiliano Fedriga hanno suscitato la reazione dei Cittadini, che tramite il capogruppo Tiziano Centis hanno risposto al Presidente evidenziando alcuni aspetti condivisibili, ma allo stesso tempo ponendo l’accento su scelte ritenute troppo deboli e insufficienti.
«Premesso che stiamo discutendo non di un accordo – ha precisato subito Tiziano Centis – ma soltanto degli indirizzi strategici con cui Fedriga ha annunciato di voler andare a trattare a Roma, il nostro giudizio è complessivamente negativo.
Entrando nel merito – ha aggiunto Centis – i Cittadini condividono l’orientamento espresso da Fedriga di ricorrere alla Corte Costituzionale e sono anche concordi sulla necessità che tale accordo non possa essere modificato unilateralmente dallo Stato.
Ci risulta però incomprensibile che si voglia porre sul tavolo con Roma anche la richiesta di rinegoziazione del sistema di compartecipazione erariale frutto della modifica dello Statuto regionale fatto dal centrosinistra nella scorsa legislatura, soprattutto prima di averne verificati gli effetti come i Cittadini hanno recentemente ribadito in Aula con un “question time”.
Riguardo alle cifre, non si può dimenticare che il “vizio originario” nei rapporti finanziari con Roma è tutto nei 370 milioni annui che il centrodestra, nel 2010, all’epoca del Governo Tondo, ha garantito allo Stato a tempo indeterminato.
Dunque, rispetto ai numeri che Fedriga ha portato all’attenzione del Consiglio – ha concluso Centis – a non convincerci per niente è l’ipotesi di una diminuzione del contributo allo Stato, oggi fissato al 12,5%, che il Presidente propone raggiunga l’11,8% nell’anno corrente e nel 2020, per poi assestarsi al 10,5% nel 2021. Una richiesta troppo timida, probabilmente utile soltanto a compiacere il potere romano, alla faccia di quella autonomia del Friuli Venezia Giulia che la Lega, ad ogni campagna elettorale, promette sempre di tutelare e rafforzare ma che poi puntualmente dimentica e sacrifica.
Infatti altre regioni a statuto speciale, in primis la Sicilia, hanno un contributo che pesa sul proprio bilancio soltanto per il 6%. Ma a Palermo, evidentemente, si fanno prima gli interessi dei siciliani anziché ubbidire ad ordini dall’alto. Senza dimenticare che questo ennesimo sacrificio dei contribuenti friulani non servirà a favorire la crescita del Paese, ma a coprire le esigenze elettorali del governo gialloverde alla disperata ricerca di denaro per finanziare il reddito di cittadinanza e altre promesse elettorali».
La strada da seguire poteva invece essere quella individuata dalle opposizioni (escluso il M5S) che hanno prodotto un documento unitario per chiedere al Presidente di ricorrere entro il termine del 28 febbraio e non ratificare alcun accordo con Roma prima di avere convocato un Tavolo regionale con tutte le forze politiche. Un confronto necessario per individuare una strategia condivisa e, soprattutto, di più ampio respiro, capace di ottenere una volta per tutte condizioni più eque e vantaggiose anche per il Friuli Venezia Giulia. Ma il centrodestra, evidentemente incapace di condurre fino in fondo un negoziato a favore della nostra Regione, ha rifiutato questa proposta.

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